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Tiziano Ronchi – Tracce

 

«Non lasciare tracce che il vento non possa cancellare, non adagiarti sui passi compiuti, non lasciarti trattenere, divaga per altri sentieri, rimettiti in cammino per cercare ancora».          (Bruce Chatwin)

La Chiesa sconsacrata di Sant’Antonio di Breno si trasforma, in occasione della mostra TRACCE. di Tiziano Ronchi, divenendo metafora di una grotta ancestrale, al cui interno l’artista ci conduce in un viaggio conoscitivo sulla nostra esistenza e sull’esperienza dell’uomo accanto all’Altro e nella Natura. Indaga il valore di Segni carichi di semantica e gestualità, una scrittura intima che nasce nel momento in cui dialogano l’Io interiore e la Natura, nella maniera più profonda e indagatoria.

La Traccia è la scrittura della nostra vita, il Segno più tangibile di un passaggio, di un passato, di un processo, un’espressione del presente, un codice per il futuro che scaturisce da un’emozione privata, fluida, sessuale, un alfabeto interiore che ci permette di entrare in contatto con l’origine del mondo e l’essenza più profonda di noi stessi.

Percorrendo la mostra abbiamo modo di scoprire come gestualità umana e Natura riescano a compenetrarsi totalmente, evidenziando un legame con il passato, con i luoghi fisici e non del vissuto personale, con Madre Natura e con l’Altro. Abbracci, gesti, segni, esplorazioni, legami, sovrapposizioni, necessità, dialoghi, vengono “totemizzati” attraverso la scrittura di una “V” che, ripetuta come fosse un mantra, porta al raggiungimento della conoscenza più profonda fino alla consapevolezza, diventando un elemento simbiotico in cui confluiscono in fusione l’intima relazione con l’Altro e la Natura. Un esercizio metodico che l’artista adotta per giungere allo svisceramento della pura essenza dell’emozione, per arrivare a questa completa immersione e compenetrazione.

Barbara Crimella